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Faq

A volte non serve neanche domandare se si hanno già le risposte

Domande frequenti
sul pellet

La certificazione En Plus individua tre livelli di qualità: A1: è il pellet migliore, con una percentuale dello 0,7% di residuo fisso delle ceneri. A2: qualità media, residuo fisso fino all’1,2%. A3: il pellet meno pregiato, contenuto di ceneri fino al 2%.

Un pellet inumidito incamera acqua e tende a sgretolarsi velocemente: lo si può notare facilmente guardando il fondo del sacco, dove è possibile vedere depositati un’alta quantità di residui; lo stesso potrebbe dare vita a problemi di “clinker” e di accensione  e quindi sporcare la stufa in maniera eccessiva. Infatti, quando è presente dell’umido, la combustione è poco efficiente perché il fuoco prima di attecchire, deve far evaporare tutta l’acqua incamerata; può anche portare ad altre cattive conseguenze, come ad esempio il pellet che anzichè bruciare si carbonizza, diventando praticamente inutile, oltre che dannoso per la pulizia e la manutenzione della stufa. Addirittura, in alcuni casi, il meccanismo di carico può restare intasato.

Temi che l’umidità presente negli ambienti domestici possa rovinare la tua scorta di pellet?
È vero: il pellet umido brucia più difficilmente e sprigiona meno energia termica rispetto al pellet asciutto.

Blocchi derivati da segatura: se il pellet utilizzato è di qualità bassa, questo tende a sbriciolarsi. La segatura che si va a liberare si deposita poi sul fondo del sebatoio e vicino alla coclea, incrostandosi e impedendo alla coclea di ruotare correttamente o al pellet di venir raccolto.

Conservate i sacchi di pellet in un luogo asciutto e non troppo freddo e mai per terra. Piuttosto, sistemate i sacchi sopra un bancale di legno o su un tavolo, oppure servitevi del nastro isolante per far sì che non stiano a contatto né col pavimento, né tantomeno con le pareti della stanza.

I pellet non hanno una data di scadenza e possono essere utilizzati per un periodo di tempo molto lungo – senza perdere la loro qualità. A questo scopo è imprescindibile avere un locale di stoccaggio asciutto e acquistare pellet di alta qualità.

L’aspetto lucido dei cilindretti dei pellet è dovuto ad un fattore del tutto naturale. La lignina, componente neutrale del pellet, sotto pressione tende ad aggregare la segatura ed apparire lucida. La lunghezza del pellet non danneggia la stufa.

Nel marketing chi vuole venderti un prodotto ti dirà che ciò che ti sta proponendo sia il migliore.

Non ti dirà mai che quello degli altri è migliore del suo, nonostante oggi più che mai, un potenziale acquirente prima di comprare un prodotto si informa e si documenta.

Fa promozione sulla materia prima, (promuove il suo prodotto indirettamente, in maniera “occulta” per capirci) facendo recensioni on line su blog, scrivendo su rubriche di settore, ecc..

Promuove e fa leva a suo piacimento su ciò che a lui interessa per spingere l’acquirente a comprare un prodotto piuttosto che un altro.

Nel caso specifico del pellet, cosa potrà dire il responsabile marketing di un impianto di pellet che dispone di un solo tipo di materia prima quale il pioppo e che produce un pellet chiaro piuttosto che scuro?

Naturalmente ti dirà che il pellet di pioppo, colore chiaro è il migliore.

Stessa cosa farà chi dispone di abete e chi dispone di faggio scuro piuttosto che chiaro.

La realtà è ben diversa; e allora sfatiamo questi miti:

1- L’ abete, brucia benissimo ma ha una resa bassissima. Di conseguenza per portare in temperatura una stufa avrà bisogno di più kg di pellet rispetto a quanto ne avrebbe bisogno utilizzando un pellet di puro faggio.

2- Anche il faggio brucia benissimo ha una resa altissima e di conseguenza consuma molto di meno rispetto all’abete. Peccato che, vista la sua durezza, sia molto difficoltoso produrlo.

La produzione di questo tipo di pellet comporta un’usura tale da rendere poco probabile ogni tentativo di mettere sul mercato un pellet di puro faggio.

Ma ciò nonostante, spesso (ecco il ruolo di un responsabile marketing “truffaldello”) viene riportato sui sacchetti di pellet la scritta “puro Faggio”, quando tutti gli esperti del settore sanno benissimo che non conviene produrre pellet al 100% di faggio.

3- Il colore del pellet, chiaro piuttosto che scuro, non è sinonimo di qualità.

La verità è che spesso nella produzione del pellet vengono usati degli sbiancanti quali l’amido di mais e in alcuni paesi dell’est Europa addirittura la candeggina in quantità ridotte che permettono di trasformare una materia prima scura per natura in un pellet chiaro.

Se il pellet è naturale potrebbe avere anche delle tonalità di colore LEGGERMENTE diverse tra una produzione ed un’altra.

Comunque, il miglior compromesso è un misto tra abete e faggio: “DURA DI PIÙ E BRUCIA BENE!

Da quasi un anno si è constatato che UNA NUOVA MISCELA AL 90% DI ABETE E UN 10% di legno più duro è il giusto compromesso per AVERE UNA DURATA MAGGIORE E ALLO STESSO TEMPO UNA “BELLA FIAMMA” E UN POTERE CALORIFICO MAGGIORE.

Brucia bene grazie ad un bassissimo contenuto di ceneri ( 0.36% circa), ma soprattutto grazie al suo contenuto di umidità ampiamente al di sotto della media (circa il 6% – dato reale), e dura di più grazie alla Nuova Miscela sinonimo di Fuoco e Fiamme!

Il caratteristico colore del nostro pellet è il marchio inconfondibile della sua provenienza, sinonimo di qualità e rispetto per l’ambiente.

Grazie alle caratteristiche della materia prima utilizzata, il nostro pellet ha un elevato potere calorifico che si traduce in un minor consumo da cui deriva un notevole risparmio per il consumatore finale.

Ecco perché noi ti facciamo risparmiare 1 sacco di Pellet ogni 5-6 sacchi di pellet di altre marche.